La Primavera di Altabrina

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Recitato da Rapace Sagace durante il banchetto per le nozze di Sua Maestà
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Recitato da Rapace Sagace durante il banchetto per le nozze di Sua Maestà


Oggi voglio parlare della guerra. Già, la guerra. Ma come ve lo racconto a voi, seduti qui, ad un banchetto, cos'è stata la guerra per Altabrina ?
Come dice ? Ah, dall'inizio.
L'inizio, anche quello è difficile da trovare, uomini, un inizio. Perchè in principio nemmeno noi ci siamo accorti che qualcosa si stava agitando, che tutto sarebbe cambiato da li a pochi mesi.
Perchè ? Perchè era primavera, uomini, e la primavera, su, ad altabrina, è qualcosa che toglie il fiato. E' un rumore di fondo, come il mondo che si risveglia e dove tutto era bianco e fermo iniziano a spuntare qua e la dei colori, dei movimenti. Ed i profumi, i profumi ! Tutti i semi che hanno riposato sotto la neve durante l'inverno sbocciano in una sola notte. E così ti alzi, e prima ancora di vederli, la, a coprire il versante delle colline, li senti, li senti ! Poi scosti la tenda, esci, e ti accorgi che la terra non è più come prima ! E' viva ! E tutto ha il colore della lavanda e delle viole e ti viene voglia di ridere e di cantare.
Ecco, per spiegarvi cos'è la primavera ad altabrina, serve parlar dei canti.
Dice, cosa c'entra con la guerra ? C'entra, certo che c'entra, se no come faccio a farvi capire cosa è stato per noi essere presi da la e sbattuti nel fango.
I canti ed i fuochi.
Che a primavera anche loro sembrano cresecere da soli. Torni al villaggio la sera, con la tua preda e lo avverti già nelle narici, quel sentore acre di legna bruciata. E c'è la musica, i tamburi ! Risuonano in tutta la valle, ti prendono i muscoli e ti dicono che devi ballare. Poi ti avvicini ed il calore, la luce delle fiamme ti entrano dentro. E poi il vino ! Il Vino !
Che è l'unica cosa buona che ci avete portato dal sud. Chissà anche come facevamo prima. Gli sciamani dice che ci si arrangiava coi funghi.
E tu bevi e canti e balli e balli e bevi e canti e bevi e bevi. E poi. Poi la vedi. La, oltre il fuoco. Che ti fissa, con due occhi grandi, verdi, e un sorriso che tu sei già sconfitto. E ti chiedi, ma dove è stata fino ad adesso, in 'sto villaggio saremo in cento e non la ho mai vista. Ma è la primavera ! E poi da noi ad Altabrina, l'amore è come una stagione, non abbiamo bisogno di oro e di tornei o di contese. Il mattino dopo la prima cosa che vedi sono i suoi occhi verdi che ti accarezzano, e con lei, la tenda è più calda e più bella.

E va così, finchè un giorno non arrivano gli Alfieri e ti chiamano per la guerra.
Ma no ! Non quella che intendete voi, a quella ci arrivo, ve lo giuro, con calma ci arrivo ma prima, prima dovete lasciarmi spiegare. No quella è la nostra di guerra che è diversa, non ce lo ha neanche un nome per voi, però ecco secondo me è più vera, e più onesta.
Arrivano gli alfieri e dicono, tutti alla radura, che il capo deve parlare. Allora vai la, e lui ha già iniziato ma mica ti serve sentire, lo sai cosà verrà detto.
Uomini ! Andrvemo a vazziave il vicco e gvasso clan del cevo.
Che io dico, ma come fai a essere un capo barbaro con la erre moscia e prendertela con il clan del cervo. Cevvo. Ma attacca il clan della volpe no ? Ma anche questa è altabrina ! E lui va avanti. Avmatevi che entvo il tvamonto mavcevemo.
Tu torni alla tenda e inizi, raccogli l'arco, infili il coltello, ti fissi l'armatura. Poi ti accorgi che lei è li in piedi davanti a te, con un cesto. Te lo porge e fa ecco, portalo con te. Guardi dentro. Mele. Mi ha dato le mele per il viaggio ? No quelle non sono mica per te. Ah no ? No, dopo che hai razziato, lasciale la, per ricambiare. Ma ! Ma ! E cosa gli puoi dire quando poi ti sorride così ? Niente, nascondi il cesto come puoi sotto il mantello e parti.
Capite ? Era questa per noi la guerra, non quello che è venuto dopo, non tutto quel sangue, tutti quei morti lontano da casa

Dopo la primavera, viene l'estate. Ed è strana. A volte, dopo i grandi temporali, il cielo diventa rosso ed i venti portano la sabbia del deserto d'asarena. I vecchi dicono, ci sarà la guerra. I vecchi dicono, ci sarà la guerra. E noi lo sentiamo che sarà diversa, che ci chiama lontano, a sud. Ma cosa possiamo fare contro la profezia ? Solo cantiamo per intere giornate, cantiamo per intere giornate fino a consumare tutte le vecchie canzoni, perchè non ne resti nessuna a venire sporcata dal tempo, perchè non ne resti nessuna.

Così, quando arrivano gli Alfieri di Falcobrando che chiamano al sacro circolo, sai che è diverso. Sei li, e lei ti dice solo una cosa, non ti saluta nemmeno, non ti guarda neanche in faccia. Solo una cosa. Dammi il tuo coltello. Perchè ? Perchè qualcuno dovrà cacciare. E ti guardi intorno e vedi che lo fanno tutte. Alcune lo tengono, altre lo passano al più grande tra i figli rimasti. Dici, ma tornerò. Ma sai che non è vero. Non tornare, è meglio. L'inverno è vicino, e dobbiamo cacciare e preparare la legna. Loro lo sanno, le donne, che se abbiamo sempre combattuto in primavera c'era un motivo. E alla fine, quando partiamo, non c'è nessuna a salutarci. Non ne hanno tempo.

Non vi racconto i dettagli, le grandi battaglie. Quelle già le conoscete. Ne avete sentito parlare da altri, dell'Oltrespina e dei Campli Plachi. Forse loro non vi hanno detto di com'era, quando si sono incontrati i brinnici, sudati, accaldati dentro le pesanti pellice del nord, con i meridi, che pareva dovessero morire di freddo. Che io dico, bastava scambiarsi i vestiti e la guerra magari era vinta. Ma no. Avanti. A cader nel fango e rialzarsi, sporchi, con questa terra amara e straniera donvunque Alzarsi dal fango che ti vien voglia di insultar la madre cagna di quei Neenuvaren che son li, di fianco a te, puliti e immacolati. Ma il fango li schiva a questi ? Eleganza elfica. Ma va in malora.
No, non vi racconto l'ultima battaglia. Vi parla però del dopo. Di dove adesso, mangiati dai corvi e dal vento, i corpi dei due schiramenti non si distinguono neanche più. Ecco, voi che viaggiate, se doveste passare di la, fermatevi un attimo, un attimo soltanto. E li, dite una bestemmia ed una preghiera per tutti i morti e, magari, versate anche una lacrima, che su ad Altabrina ci sono donne che non ne hanno il tempo. Una sola lacrima, per loro.

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Rapace Sagace